La riflessione prende lo spunto da un articolo dal titolo “Fase 2: e le messe?” che tratta la questione della Celebrazione dell’Eucarestia senza concorso di popolo.
Lo Stato Italiano ha nella Costituzione i suoi principi fondamentali. L’articolo 7 recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale.” Il successivo articolo 8 dichiara: “Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze.” L’aspetto religioso che entra nella Costituzione dimostra quanto questa sfera sia stata e sia ancora importante in Italia. Per cui il Governo nella ratio e nella forma (lo scritto) dei prossimi decreti tenga presente l’aspetto dell’adunanza per motivi religiosi.
Per quanto riguarda lo specifico del mondo cattolico in Italia, il punto di riferimento diretto sono le proprie istituzioni: la Conferenza Episcopale Italiana, la Conferenza Episcopale Lombarda (appunto per i cattolici che vivono in Lombardia) e, per chi abita nella diocesi di Milano, l’arcivescovo Mario Delpini. Da queste realtà è arrivata l’indicazione di celebrare senza concorso di popolo e da loro arriveranno, mi dicono a breve, indicazioni sul come comportarci nel futuro (si veda ad es. Chiesa di Milano).
Dulcis in fundo o last and by no means not least, alla domanda del comandamento più importante (Evangelo di Marco 12, 28-34), Gesù risponde seguendo una modalità esistenziale che mi piace paragonale alla logica del teorema di Pitagora: la vita bella, vera e valida di ogni persona, cioè l’area del quadrato che ha come lato l’ipotenusa, è equivalente all’area del cateto verticale (relazione con Dio) sommata a quella del cateto orizzontale (rapporto con il prossimo, che ha la sua misura nel rapporto con se stessi). Insomma Dio e il prossimo: assolutamente “et… et” e non “out… out”. Un genio matematico (Pitagora) a servizio, mi si lasci passare l’espressione, della fede geniale.