Presbiterio
Il presbiterio, ristrutturato intorno al 1660 su progetto di Francesco Richini e Giuseppe Buzzi, contiene ancora oggi varie opere d’arte.
Il grande leggio del coro
Opera tardorinascimentale di notevole valore artistico, eseguita nel 1586 dai maestri intagliatori Giovanni Pietro e Battista Appiano in legno di noce intagliato. Al centro dei tre lati della base è raffigurato lo stemma carmelitano con le tre stelle.
Il coro
L’opera in stile tardorinascimentale fu commissionata nel 1579 agli intagliatori Anselmo de’ Conti e Giovanni Pietro Appiano che la terminarono nel 1585. Di struttura elegante, semplice e sobria, presenta sedili che poggiano su volute terminanti a zampa leonina e bracciali a doppia voluta. Nel 1662, in occasione dell’allungamento del coro, gli stalli vennero in gran parte rifatti.
Altare maggiore
In sostituzione dell’antico altare barocco in legno, venne posto nel 1839 il nuovo altare in marmo, su disegno intorno al 1808 di Giuseppe Levati, monumentale e dal severo stile neoclassico. La base rettangolare, con mensa essa pure rettangolare, ha decorazioni a racemi. Il solenne ciborio ad impianto circolare presenta sei colonne corinzie sulle quali poggia una trabeazione decorata da teste di cherubini, che sorregge la cupola. Sulla cupola la statua del Redentore è opera dello scultore ticinese Grazioso Rusca (1757 – 1829), mentre gli angeli oranti sono opera della prima metà del XIX secolo dello scultore neoclassico Gaetano Monti (1776 – 1847).
Il tabernacolo attualmente presente sull’altare maggiore, unica parte superstite del precedente altare ligneo barocco, è opera del 1585 di Giovanni Pietro Appiano di notevole valore per la raffinatezza delle raffigurazioni in argento cesellato e sbalzato e per le pietre dure preziose e le superfici in lapislazzuli che lo decorano. Nello sportello è raffigurata l’Adorazione dei pastori, opera del XVII secolo, mentre negli ovali ai lati l’Annunciazione.
La cantoria lignea dell’organo
La grandiosa cantoria dell’organo, che incastona l’organo in un’architettura in stile gotico, è opera della prima metà del XIX secolo. Le quindici statuette collocate alla base della cantoria in nicchie trilobate, e le quattro statue collocate sulle lesene laterali dell’edicola, sono i modelli originali in gesso ed in miniatura, richiesti e poi concessi alla Chiesa del Carmine, di statue ottocentesche eseguite in marmo per le guglie del Duomo, opera dei migliori scultori del tempo tra il tardo neoclassico ed il primo Romanticismo.
Le grandi tele laterali
Sulle pareti laterali si possono ammirare due grandi tele barocche.
Nella parete di sinistra è collocata la tela del pittore lombardo Federico Bianchi, eseguita tra il 1683 ed il 1685, Onorio III istituisce l’ordine del Carmelo. Il Pontefice Onorio III seduto in concistoro, illustra ai cardinali la visione della Madonna avuta quella notte mentre tiene in mano la bolla di istituzione dell’Ordine (1226). Sullo sfondo il funerale di due curiali che malignavano contro i carmelitani.
Nella parete di destra si trova la tela dello stesso periodo di Filippo Abbiati Il Concilio di Efeso. San Cirillo d’Alessandria parla ai Padri del Concilio, mentre Maria appare nell’aula conciliare ed un angelo regge un cartiglio (Maria Madre di Dio). La tela esprime pienamente il linguaggio tardo barocco, eloquente e scenografico. La scena è infatti caratterizzata da un impeto spettacolare e scenografico.
Altare attuale
L’altare è opera della seconda metà del XIX di artigianato locale in metallo argentato e dorato cesellato e sbalzato. Di forma rettangolare, è suddiviso in tre scomparti affiancati da colonnine corinzie scanalate. Nella formella di destra è raffigurato un pellicano con piccoli, in quella di sinistra un calice, mentre la formella centrale, delimitata da una cornice a perle, si può ammirare una pregevole raffigurazione dell’Ultima cena di Leonardo.
Altre suppellettili
Due putti alati reggi-baldacchino dell’altare, in legno dorato, di fine manifattura locale del secolo XIX.
Due lampadari in metallo cesellato e sbalzato, opera di artigianato locale della prima metà del XIX secolo: le tre lampade, di cui la centrale è più grande, sono collegate ad un braccio decorato con due cornucopie ed altri motivi vegetali.
Una credenza in legno di noce intagliato a due ordini, di pregevole fattura, riconducibile per stile agli arredi lombardi del XVII secolo.
Panca con schienale in legno di noce intagliato, opera in stile neoclassico di artigianato milanese di inizio ‘800: lo schienale è a due ordini con l’ordine superiore scandito da quattro lesene scanalate che terminano con mezzi busti dei quattro dottori della chiesa d’occidente (Ambrogio, Gregorio, Agostino e Girolamo). Nella parte superiore presenta una graziosa cornice a palmette.
Due teche in legno di noce intagliato per gli oli sacri, probabilmente eseguite dopo il 1660, all’epoca del rifacimento del coro.
La balaustrata del presbiterio, dalla linea classica e severa, è dell’epoca della sistemazione neogotica della chiesa sotto la direzione dell’architetto Felice Pizzagalli (1836).